Sono due i cardini dai quali partirà l’attacco del Movimento 5 stelle a Silvio Berlusconi. Giovedì, alla Giunta per le elezioni di Palazzo Madama, arriveranno dieci ricorsi sulle ultime elezioni politiche presentati in Molise, alcuni dei quali riguardano proprio l’ineleggibilità del Cavaliere, che ha scelto la piccola regione meridionale come collegio d’elezione.
I quattro senatori che siedono nell’organo presieduto dall’esponente di Sel Dario Stefano, stanno preparando un vero e proprio dossier per dimostrare che il leader azzurro non abbia diritto a sedere nell’emiciclo di Palazzo Madama. La direttrice che il documento affronta è duplice. Da un lato, gli stellati punteranno con decisione sulla sentenza d’appello del processo sui diritti Mediaset, che ha visto Berlusconi condannato a quattro anni per frode fiscale e cinque di interdizione dai pubblici uffici.Nelle motivazioni della sentenza si legge infatti che, “pur abbandonando l’operatività giornaliera”, il Cavaliere è sempre rimasto di fatto proprietario delle proprie aziende.
“Faremo leva sui nuovi elementi per interpretare la legge del ‘57”, spiega Maurizio Buccarella, grillino membro della Giunta. Secondo una legge del 1957, attualmente in vigore, sono ineleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”. Per i grillini, l’utilizzo delle frequenze televisive da parte di Mediaset e il fatto che il Cavaliere, anche se non formalmente, sia al vertice del gruppo televisivo come dichiarato dai giudici di Milano, lo rendono automaticamente ineleggibile.
“È intervenuto un fatto nuovo – spiega Mario Giarrusso, collega di Buccarella in Giunta, rispondendo all’obiezione che la norma del ’57 finora non è stata considerata dirimente – La sentenza d’appello Mediaset spiega chiaramente che Berlusconi è e continua ad essere il proprietario delle aziende. Questo costituisce un precedente giuridico che supera le precedenti decisioni politiche”.
A riprova della bontà di questa interpretazione – ed è la seconda direttrice del dossier – il M5s sta raccogliendo tutte le dichiarazioni pubbliche nelle quali il leader del Pdl si è riferito alle proprie imprese inquadrandole come “le mie aziende”. “Se uno portasse questo faldone ad un avvocato – commenta Giarrusso – non esiterebbe a definirla una vera e propria confessione”. Insomma, sarebbe proprio lo stesso Cavaliere a confermare il fatto che, pur non ricoprendo cariche ufficiali, sia, dal punto di vista sostanziale come da quello formale, a capo del proprio impero economico. Mediaset compresa.
Perché la posizione a 5 stelle possa passare in Giunta necessiterebbe di dodici voti, la maggioranza dei ventitré componenti. Per arrivare al numero magico, escludendo il presidente, occorrerebbero, oltre ai quattro grillini, anche tutti e gli otto membri del Pd. “Ancora non ci sono stati contatti – spiega Giarrusso – vedremo come si comporteranno in Aula”. A leggere Liana Milella, Berlusconi dovrebbe preoccuparsi, e non poco. La giornalista di Repubblica questa mattina ha infatti sentito Felice Casson, esponente Democratico, membro dell’organo che deciderà le sorti del Cavaliere. Che dice: “L’ho sempre detto. Chiederò che venga acquisita la sentenza Mediaset, perché lì ci sono fatti nuovi che la Giunta deve valutare Non resta che attendere giovedì.