domenica 14 luglio 2013

TRAVAGLIO AL PD: "DITELO CHE NON POTETE FARE A MENO DI B."

"Si può sbagliare una, due, massimo tre volte. Quando l'errore si ripete per vent'anni, è una scelta. E i servizietti a B. sono scelte consapevoli e volute"


Ormai lo capiscono anche i fessi che c'è qualcosa di non detto nel matrimonio Pdl-Pd. Di non detto ai rispettivi elettori, si capisce. Prima, quando la relazione era clandestina e gli amanti consumavano fugaci sveltine bicamerali nei Motel Agip, abbindolare gli elettori era molto più semplice. Ora che i concubini han fatto coming out e vivono more uxorio a Palazzo Chigi, è sempre piùmission impossible. I tre o quattro dissidenti interni e i giornali amici, quando azzardano qualche pallida critica, presentano ogni servizietto del Pd a B. come un "errore", un "autogol", uno "scivolone", uno "sbaglio" persbadataggine o ingenuità. Ma si può sbagliare una, due, massimo tre volte. Quando l'errore si ripete per vent'anni, è una scelta. E i servizietti a B. sono scelte consapevoli e volute secondo una concezione della politica che cumula il cinismo compromissorio del Pci togliattiano, l'impunitarismo democristiano e il sovversivismo craxian-berlusconiano, reimpastati alla meglio con la scusa del "primato della politica", traduzione eufemistica che nasconde il motto del Marchese del Grillo: "Io so' io e voi nun siete un cazzo". Il politico può fare tutto quel che gli pare: delinquere, rubare, mafiare, abusare del suo potere, usare cariche pubbliche per farsi gli affari suoi. E, se qualcuno osa controllare, è un intruso e va ricacciato indietro. Su questa vasta piattaforma condivisa è nato il governo Lettusconi e sarebbe ora che il trio B., Letta Zio e Letta Nipote che siglarono il patto davanti a Napolitano lo confessassero una volta per tutte: B. ha inventato il governo di larghe intese, dopo aver personalmente scelto il presidente Napolitano e il premier Letta, in cambio del voto sulla sua eleggibilità e dell'amnistia o della grazia prossima ventura (Napolitano, furibondo per le voci in proposito, strilla contro gli "analfabeti" perché la grazia è per i condannati definitivi e B. non lo è ancora: ma allora perché il suo portavoce, quando Sallusti fu condannato in appello, fece sapere che il Colle "si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione" e appena fu condannato in Cassazione gli commutò la pena? Per analfabetismo?). Siccome però qualche ingenuo spera ancora che il Pd si sbagli ogni santo giorno - ieri su Quirinale e governo, oggi sul blocco delle Camere contro la Cassazione, domani sull'ineleggibilità - è forse il momento dell'ultima confessione: "Ebbene sì, ci amiamo, non possiamo stare l'uno senza l'altro. Se viene giù lui, veniamo giù anche noi, quindi l'abbiamo sempre salvato e sempre lo salveremo". Così gli elettori se ne fanno una ragione e capiscono qualcosa in quello che altrimenti pare un manicomio. Prendete l'ineleggibilità di B., sancita senz'ombra di dubbio dall'articolo 10 della legge 361/1957. A marzo, appena il capogruppo M5S Crimi sfida il Pd a votarla, il capogruppo al Senato Zanda annuncia che voterà come lui. Sembra fatta, anche perché Pd, Sel e M5S hanno un'ampia maggioranza sia alla Camera sia al Senato. L'altroieri, quando finalmente la giunta del Senato inizia a discuterne con quattro mesi e mezzo di ritardo, lo stesso Zanda presenta con Mucchetti e altri 23 una legge che dà un anno di tempo ai parlamentari titolari di azioni in società concessionarie o regolate dallo Stato per venderle o lasciare il seggio. Cioè: ora che finalmente una legge violata per vent'anni rischia di essere applicata, va subito cancellata e sostituita con un'altra che dice più o meno le stesse cose. Ma sana automaticamente l'illegalità passata e presente e rinvia tutto sine die, cioè a mai. La legge del '57, operativa da subito, diventa un ferrovecchio (non sia mai che i 5Stelle votino l'ineleggibilità di B. da soli e gli elettori del Pd aprano gli occhi). E quella nuova non passerà mai: per l'ineleggibilità di B. la maggioranza c'è, per la Mucchetti-Zanda non ci sarà mai. Ditelo, per favore, che non potete fare a meno di B. Meglio passare per complici che per coglioni. 

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