lunedì 12 agosto 2013

BLOCCO DEI CONTRATTI, AUTUNNO CALDO

Scuola e sanità sono sul piede di guerra e annunciano mobilitazioni e scioperi. E lo Stato si giustifica.

Si preannuncia un autunno di fuoco, con i dipendenti statali, in primis di scuola e sanità, in rivolta dopo il via libera definitivo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga al prossimo anno il blocco della contrattazione e degli automatismi degli stipendi per i pubblici dipendenti.

Negli ultimi anni, lo stipendio medio è sceso a poco più di 34.400 euro l'anno e, nel frattempo, l'età dei dipendenti pubblici è aumentata fino a 47,8 anni nel 2011 dai 43,6 del 2010. Dopo la decisione del ministro Gianpiero D'Alia, la mobilitazione generale è pronta. Sono i sindacati a parlare di "un autunno caldissimo".

L'Usb annuncia lo sciopero generale il 18 ottobre e avverte: "I lavoratori pubblici non ci stanno a essere rosolati a fuoco lento, dunque scenderanno in piazza con rabbia e determinazione. Di caldo ormai non c'è solo l'autunno, ma l'intero anno".

Le organizzazioni sindacali della scuola sono sul piede di guerra: la scelta del governo è ritenuta "inaccettabile" sul piano del merito e della procedura tanto da Cgil-Cisl-Uil, quanto da Gilda, Cobas, Cub, Usb.

Protesta pure l'intero settore medico: il sindacato della dirigenza medica del Servizio sanitario nazionale, l'Anaao, fa notare che «il blocco in cinque anni sarà costato 30 mila euro a ogni medico del Ssn. Per l'esattezza 29.480 euro lordi a testa, che moltiplicati per 107 mila medici contrattualizzati con il Ssn porta a un "risparmio" per le casse dello Stato di oltre 3 miliardi in 5 anni. Una cifra che ricorda tanto la somma di denaro che il governo sta cercando di reperire per eliminare l'Imu sulla prima casa».

Protesta anche il Cocer, il sindacato della Difesa che parla di "colpo di grazia" all'intero comparto, dopo quelli già inferti dai precedenti governi Berlusconi e Monti, e annuncia entro agosto forme di dissenso.

Lo Stato si giustifica dicendo che bisogna risparmiare ancora, perché i 6,6 miliardi di euro che il blocco delle retribuzioni ha portato nelle casse pubbliche negli ultimi due anni non sono sufficienti. Resta, però, la tensione sociale: in Italia il problema del blocco delle retribuzioni, e dell'innalzamento dell'età pensionabile, è particolarmente sentito perché proprio qui c'è il personale più anziano di tutti i Paesi Ocse, con quasi un dipendente su due over 50. Mentre i giovani sono davvero pochi: soltanto un dipendente pubblico su 10, ovvero il 10,3%, ha meno di 35 anni, mentre in Francia sono il 28% e in Gran Bretagna il 25%. 

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