martedì 6 agosto 2013

Bocchino (M5S): "Decreto fare? No, dello sfasciare le Università"


Signora Presidente, colleghe e colleghi, vorrei fare alcune brevi riflessioni sulle misure per l’università e la ricerca contenute nel cosiddetto decreto del fare.

Se esaminiamo le misure in esso contenute, troviamo l’allentamento dei vincoli del turn over per le assunzioni nell’università e negli ente di ricerca, che passa dal 20 al 50 per cento. Quella che è salutata come una misura premiante per l’università è in realtà semplicemente il protrarsi di situazione scandalosa, per cui ogni due ricercatori che vanno in pensione, le università e gli enti ne possono assumere soltanto uno. È una situazione che non trova uguali negli altri Pesi, in cui invece la ricerca e l’università godono del prestigio che dovrebbero avere, in quanto settori di punta per lo sviluppo del Paese.

Ci sono poi le misure riguardanti le borse di mobilità: certamente la mobilità è meritoria, gli studenti devono potersi muovere per andare a studiare e fare esperienza, ma esse si sovrappongono a quelle sul diritto allo studio, che invece non sono state per niente toccate dal decreto del fare. Ricordo che il Fondo per il diritto allo studio langue, è stato soggetto a tagli pesantissimi ed è stato tra l’altro recentemente riordinato con il decreto legislativo n. 68 del 2012. In questo campo le risorse sono talmente poche, che in Italia esiste il fenomeno scandaloso degli idonei senza borsa. Il decreto del fare non interviene su questo aspetto, ma inventa un’altra categoria di borse e quindi non affronta il problema alla radice.
Veniamo agli aumenti relativi al Fondo per il finanziamento dell’università stabiliti dal decreto‑legge in esame. In questo caso – udite udite! – il Governo ha stanziato un aumento di ben 21 milioni di euro per l’università. Potrebbe sembrare effettivamente un risultato eccezionale: peccato che tale importo corrisponde soltanto allo 0,4 per cento del Fondo per il finanziamento delle università e che tale aumento di 21 milioni di euro deve essere spalmato tra più di 70 università. Ciò avviene dopo un anno in cui tale Fondo è stato tagliato di ben 300 milioni di euro: pensate dunque di che misura ridicola stiamo parlando. Per ciò che riguarda gli enti di ricerca l’aumento è «addirittura» di 3,6 milioni di euro, quando il relativo Fondo è stato tagliato di 50 milioni di euro appena l’anno scorso.
Veniamo all’ultima misura presente, relativa alla quota premiale del Fondo per il funzionamento delle università, che salirà addirittura dal 7 al 20 per cento e i tre quinti di tale somma – corrispondenti a circa 1,4 miliardi di euro – saranno decisi in base ai risultati della Valutazione della qualità della ricerca (VQR). Peccato che i risultati di tale Valutazione, pubblicata lo scorso 16 luglio, hanno mostrato che c’è una questione meridionale nell’Università: le Università del Sud performano infatti peggio di quelle del Nord.

In pratica, se daremo i soldi in base a tale Valutazione, le università del Sud andranno sempre peggio e quelle del Nord andranno sempre meglio. Ebbene, noi del Movimento 5 Stelle pensiamo che nessuno deve rimanere indietro e ciò vale anche per le università di questo Paese. Quello al nostro esame non è un decreto del fare, ma è un decreto dello sfasciare il sistema universitario meridionale e per questo ci opporremo con forza. (Applausi dal Gruppo M5S).



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