venerdì 23 agosto 2013

L’agonia (politica e morale) di un Paese allo sbando

Il governo italiano consegna (per colpa? per dolo?) la moglie e la figlia di un rifugiato politico ad un dittatore che perseguita il dissenso; il vice presidente del Senato insulta un ministro perché di pelle nera; un commissario nominato nel suo ruolo dall’Esecutivo per garantire la bonifica del più importante complesso siderurgico del Paese spiega che l’inquinamento non c’entra e che la gente non muore a causa dei miasmi cancerogeni, ma per il fumo di sigaretta.
Questi ed altri misfatti accadono ormai quotidianamente sotto i nostri occhi dando uno spettacolo miserevole , senza che la palude politica in cui ristagnano le vicende italiane sia percorsa da un fremito. Sono segni – collaterali? – di uno sconquasso politico e morale, di uno scardinamento che attraversa l’intera architettura istituzionale e ammorba le coscienze di tanti cittadini che vivono in uno stato di dolente impotenza. E se il grumo purulento ha il suo brodo di coltura nella corte berlusconiana e prolifera nell’estesa rete di corruttela da essa generata, il fattore contagio è evidente.
Il Pd – ma solo in alcune sue parti e più alla base che al vertice – si sente stritolato da una convivenza che nessuno ormai può credere dettata solo da uno stato di necessità. Nulla, ma proprio nulla è infatti peggio di questa morta gora, di questo naufragio collettivo subito nel nome dell’emergenza. Dovrebbero capirlo. Ma non lo capiscono. E se lo capiscono non posseggono le energie intellettuali e morali per opporvisi, per mettere un argine a questa caduta a precipizio.
Questo governo delle sedicenti “Grandi intese” verrà con ogni probabilità giudicato con amaro sarcasmo dalle generazioni future che per lungo tempo pagheranno i prezzi di una così profonda degenerazione. I contemporanei ne porteranno il peso e il disdoro. Per ciò che avrebbero dovuto fare e che per interesse, codardia, incapacità non hanno fatto.

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