venerdì 20 dicembre 2013

Conto corrente, arriva la "Rapina di natale"

Lotta a povertà e rilancio crescita, Nomisma propone un prelievo forzoso del 10% sui piu’ ricchi

Un prelievo straordinario del 10% sulla ricchezza finanziaria del 10% più ricco per reperire le risorse necessarie a combattere le tendenze all’impoverimento e rilanciare la crescita dell’economia. Questa la proposta lanciata da Pietro Modiano, presidente di Nomisma, ma anche del gestore aeroportuale Sea e della holding di Romain Zaleski, Tassara.
Modiano afferma che “per contrastare lo scenario di bassa crescita” e per “avvicinarsi fra cinque anni, anziché dieci, ai livelli di benessere”del 2007, occorrerebbe in primo luogo “un’accelerazione dell’attività economica verso ritmi del 2-2,5% all’anno tra il 2014 e il 2018”, ma “le attuali previsioni, anche le più ottimistiche, proiettano dinamiche del PIL distanti da questo sentiero”; in secondo luogo servirebbe “un mutamento sostanziale nel framework europeo, con passi significativi verso una politica Ue per la crescita”, ma sarebbe “una rivoluzione copernicana rispetto all’approccio finora seguito”, che oltretutto richiederebbe “tempi lunghi”.
Per questo motivo, prosegue l’ex banchiere, “si devono cercare strade interne, di natura anche straordinaria, per il sostegno della domanda e della crescita economica”. Per favorire il contrasto alla povertà con uno stanziamento maggiore di risorse e per una partecipazione dell’Italia al riequilibrio competitivo intra-euro, spiega Modiano, serve “una mobilitazione straordinaria del risparmio di chi più ha e la sua distribuzione a favore delle fasce più povere della popolazione, con elevata propensione al consumo, e del mondo produttivo impegnato nella competizione internazionale”.
La Banca d’Italia stima che la ricchezza liquida delle famiglie italiane sia pari a circa 2.400 miliardi. Si può stimare, prosegue Nomisma, che il 47,5% di questo ammontare, ovvero 1.130 miliardi, sia posseduto dal 10% più ricco delle famiglie italiane (sopra i 450.000 euro a famiglia). Ne deriva che “un prelievo una tantum del 10% su questa fascia darebbe luogo a un gettito di entrate per lo stato di 113 miliardi di euro, 7 punti percentuali di PIL, da ridistribuire a favore delle famiglie più povere e delle imprese. Se questa tassa sul patrimonio venisse pagata in quattro rate annuali di 28 miliardi, il bilancio pubblico potrebbe fornire uno stimolo equivalente nell’arco di un quadriennio all’economia, modificandone il sentiero di crescita. I 28 miliardi all’anno verrebbero distribuiti per metà alle imprese, sotto forma di riduzione del carico fiscale gravante sul lavoro, e per metà a favore del quintile di famiglie con redditi più bassi”. Di quest’ultima tranche andrebbe “circa una metà (6-7 miliardi) a eliminare la povertà assoluta e per l’altra metà ai 3-3,5 milioni di famiglie in cui si trova quel 20% di popolazione italiana (12 milioni di persone) che non ancora in povertà è a rischio di cadervi, anche dopo aver usufruito dei trasferimenti sociali”.

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