lunedì 29 luglio 2013

Ecco l’asso nella manica di Berlusconi, così l’avvocato Coppi vuole evitargli l’interdizione...

Domani si chiuderà, a meno di clamorosi colpi di scena, la partita giudiziaria più importante degli ultimi venti anni. Chi pensa che il Cav. si già spacciato si sbaglia di grosso. Secondo quanto riportato da Maria Corbi per Lastampa.it , l’avvocato Coppi sta per calare l’asso nella manica che – se vincente – eviterebbe a Silvio l’interdizione dai pubblici uffici.


Meno un giorno a quello che per l'Italia, per il suo governo, sembra essere il giudizio universale: la decisione della Corte di Cassazione sulla sentenza di condanna di Silvio Berlusconi per i diritti Mediaset.
A meno di sorprese dell'ultimo minuto la difesa non chiederà nessun rinvio, e domani il professor Franco Coppi prenderà la parola in difesa del suo assistito. Una strana coppia, un principe del foro che detesta eccessi, mondanità, pacche sulle spalle, abituato a combattere in aula in punta di diritto e mai i giudici.
E un cliente, Berlusconi, che è l'antitesi di tutto questo e che fino ad oggi, fino a Coppi, sembra essersi difeso principalmente dai giudici. E chissà che questa volta in cui qualcuno lo ha costretto con la bandana davanti alla bocca, per una volta muto, non sia quella che porti finalmente un punto a casa. Se non l'annullamento definitivo della sentenza, almeno un annullamento con rinvio che permetta così una soluzione salomonica. Colpevole ma non troppo.
Il professor Coppi davanti alla suprema Corte cercherà di dimostrare come in punto di fatto la sentenza di condanna abbia inanellato una serie di travisamenti di prove, soprattutto testimoniali, circa la effettività delle società che si sono passate i diritti. Ma anche travisamento delle prove sul ruolo di Berlusconi.
Secondo la sentenza di condanna il sistema per frodare il fisco (e creare fondi neri) attraverso il passaggio dei diritti di società in società, con l'aumento dei costi ad ogni step fino a Mediaset (nei bilanci quindi una quota gonfiata di ammortamenti e minor profitto) sarebbe stato ideato da Berlusconi negli anni '80 e poi utilizzato fino al 2006. Il Cavaliere architetto e beneficiario.
Ma, sostiene la difesa, non si tiene conto che nel 1994 Berlusconi scendendo in politica abbandona la presidenza di Mediaset a cui viene chiamato Franco Tatò, il quale ha sempre detto di non aver mai parlato di diritti e ammortamenti con Berlusconi. E anche i dirigenti Mediaset, responsabili delle dichiarazioni dei redditi, hanno sostenuto di aver sempre deciso in merito agli ammortamenti da soli.
Non solo: nel 1995 Mediaset va in Borsa e nella quotazione viene indicata come società partecipata la società maltese IMS, creata per abolire la catena degli intermediari. Da quel momento di diritti si occupa IMS che li rivende a Mediaset con un rincaro del 5/7%, alla luce del sole.
La ragione? La difesa spiegherà davanti alla Cassazione che i produttori americani vendendo alla società ottenevano un risparmio fiscale e quindi Mediaset comprava i diritti a meno, risparmiando, a vantaggio degli azionisti. Tanto che quando gli americani costituiscono a loro volta delle società equivalenti a IMS questa viene sciolta.
Ma il passaggio della discussione della difesa che potrebbe portare «un punto» a casa, ossia l'annullamento con rinvio, riguarda la natura del reato eventualmente commesso da Berlusconi.
I giudici di Milano in appello hanno riconosciuto il leader del Pdl colpevole di frode fiscale in base all'articolo 2 della legge 74 del 2000 riguardante i reati tributari che recita: «Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti». Ma i due gradi di giudizio, secondo la tesi difensiva, non hanno dimostrato il dolo di Berlusconi.
I contratti di compravendita erano veri tra società realmente costituite con relativa emissione di fatture. Dunque non si tratterebbe di frode, ma casomai di dichiarazione infedele, reato per il quale è prevista una pena inferiore.
E in questo caso, se la Corte di Cassazione accogliesse la tesi, annullando con rinvio ad altro giudice, ci sarebbero due vantaggi. Il primo quello della prescrizione di uno dei due episodi contestati e il secondo quello della derubricazione del reato.
Significherebbe quindi che una nuova, eventuale, condanna oltre alla minore entità della pena non dovrebbe prevedere anche l'interdizione dai pubblici uffici. E sarebbe questa la vera vittoria di Berlusconi.



Nessun commento:

Posta un commento