venerdì 2 agosto 2013

Bonafede (M5S): "La storia saprà giudicare Berlusconi e il Pd"


Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, ovviamente avevo preparato il mio discorso in ordine al decreto cosiddetto «svuota carceri». Ovviamente, lo avevo preparato prima di ieri pomeriggio ed è un discorso abbastanza tecnico, che tende a illustrare alcuni passaggi per noi fondamentali. Per esempio, il fatto che il decreto in maniera fuorviante sia intitolato «disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena».
È meglio ribattezzarlo come decreto «svuota carceri». Per noi questo provvedimento vale la pena di ribattezzarlo come «misure in materia di non esecuzione della pena», perché la filosofia a cui è ispirato questo decreto è una filosofia per cui siccome i detenuti si trovano in condizioni disumane, condizioni oggettive che nessuno in questa sede può smentire, solo per questo – anzi, non solo per questo – la soluzione è svuotare completamente la pena detentiva della sua funzione non solo di deterrente ma anche rieducativa (diciamolo, perché anche la pena detentiva ha una sua funzione rieducativa).

Detto questo, ci si propone di svuotare le carceri. Ora non si tratta ovviamente di volere essere giustizialisti né, tanto meno, fautori di quella tolleranza zero un tanto al chilo in gran voga, solo quando fa comodo, presso una certa area politica e culturale di questo Paese. Non si tratta, ripeto, di volere ignorare le indegne vicende di carcerati costretti a vivere e a convivere in condizioni umanamente indecenti e istituzionalmente inaccettabili. Siamo i primi a sostenere che quanto statuito nella sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo dell’8 gennaio 2013 rappresenta un richiamo che non poteva essere ignorato e non tanto per le onerose conseguenze economiche, che sono quelle che secondo noi hanno veramente spinto il Governo a questo decreto, ma per una irrinunciabile questione di civiltà.

Infatti, in uno Stato di diritto il requisito di certezza della pena deve poter convivere armonicamente con il principio della dignità umana, senza che l’uno prevalga sull’altro a scapito della collettività. Diamo qualche cifra della situazione indecente in cui versa lo Stato italiano sotto il profilo che stiamo considerando. A fronte di una capienza complessiva di circa 45.500 unità, le carceri italiane ospitano, ad oggi, 66 mila detenuti.
  In quasi tutti i penitenziari italiani si assiste a scene degradanti; a volte, si assiste anche ad otto persone stipate in celle progettate per quattro o, addirittura, due detenuti. Le norme sanitarie dispongono uno spazio minimo di almeno 9 mq a detenuto. Senza mezzi termini, siamo di fronte a condizioni disumane, che, a volte, sconfinano nella dimensione della vera e propria tortura.

Ora, tenendo bene presente queste cifre e questa premessa, non possiamo esimerci dal dire che la soluzione prospettata dal Governo e avallata dalla maggioranza è una soluzione certamente ipocrita e dannosa. È ipocrita perché il Governo, per non entrare in meccanismi impopolari di amnistia e indulto, ha scelto di abbassare la cosiddetta tensione detentiva, dando luogo ad una situazione politicamente indolore, e cioè attraverso un mini indulto permanente, un indultino, insomma.
  Praticamente, l’Italia non riesce più a garantire che la pena detentiva venga eseguita in condizioni umane ? Va bene, non c’è problema. Basta togliere la pena detentiva in fase cautelare ! L’intervento, tra l’altro, è inutile, perché nel maggio 2014, che è la data che ci ha imposto la Corte europea, vi sarà una riduzione di circa 4 mila detenuti sui 20 mila in sovrannumero.
  Ovviamente, noi ci siamo fatti e ci faremo portatori di una proposta chiaramente alternativa, che sia efficace, che sia efficace nell’immediato, che serva, cioè, a risolvere il problema emergenziale del sovraffollamento delle carceri. Ovviamente, avremmo voluto che ciò accadesse attraverso proposte di legge che sappiamo esistere su questo tema, ma, al solito, ci ritroviamo a discutere di decreti-legge che portano avanti riforme e piani a lungo termine che, in realtà, non riescono a risolvere alcuna emergenza.
In questo discorso avevo pensato anche di raccontarvi di quello che è accaduto in Commissione giustizia, alla Camera, due giorni fa, quando, a un certo punto, il PD e il PdL si trovano in difficoltà e il PD, preso da un sussulto, secondo noi di vera e propria dignità legislativa, decide che non è il caso di avallare quello che ha fatto il Senato, ampliando la rete dei reati che non sono più sottoposti a custodia cautelare.

Per questo, decide, a un certo punto, di abbassare la soglia a quattro anni e per un pomeriggio abbiamo assistito a discorsi che venivano dal PD in cui era giusto che la soglia venisse abbassata a quattro anni. Ovviamente, il PdL non era d’accordo: avrebbe voluto un decreto applicato solo ai reati inferiori ai cinque anni, quindi allargando le maglie entro le quali la custodia cautelare non può più essere applicata.
  Di fronte a questo, pensavamo che, per un attimo, il PD volesse vagliare le proposte di legge per quello che effettivamente è il loro contenuto, e non per contingenti esigenze di una maggioranza che, in realtà, non esprime più nessuno. Pensavamo, per un pomeriggio, che fosse accaduto questo; poi, come al solito, a seguito di una sospensione dei lavori della Commissione, a meno di ventiquattr’ore di distanza, avviene quello che ormai è il valore che guida l’attività legislativa di questo Parlamento, e cioè la pacificazione tra PD e PdL.
  In virtù di questo valore, si sono ritrovati, vi siete ritrovati, tutti insieme sulla soglia dei cinque anni, con l’eccezione dello stalking e del finanziamento illecito ai partiti. Quella dello stalking è particolare come tecnica legislativa: lo stalking, fino a ieri, era punito con una pena di quattro anni.

  Cosa accade per cercare di non farlo rientrare in questo provvedimento che, altrimenti, sarebbe troppo impopolare ? La pena dello stalking viene aumentata a cinque anni. Cioè, per non far rientrare lo stalking in una norma procedurale noi interveniamo sul piano sostanziale e aumentiamo di un anno – così, da un giorno all’altro – la pena prevista per un reato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l’altro, ciò è palesemente contraddittorio rispetto a quanto noi abbiamo invocato, quando abbiamo discusso la messa alla prova. In quella sede abbiamo detto tante volte che forse sarebbe stato il caso di fare eccezioni per alcuni reati le cui caratteristiche non rendevano opportuno l’inserimento di quei reati nella messa alla prova. Nonostante questo, ci è stato eccepito più volte che era incostituzionale, che non si poteva fare eccezione per alcun reato. Ora, perché noi oggi legittimiamo un’eccezione per lo stalking e per il finanziamento illecito ai partiti, se non per fini di pura e inutile propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

Nel mio intervento – che avevo preparato prima di ieri, prima di ieri pomeriggio – avevo pensato di illustrarvi anche l’articolo 4, in cui – guarda un po’ – si parla di una figura, che ormai è diventata presente in tutti i decreti, la figura del commissario straordinario, che dopo un po’ perde il requisito della straordinarietà. Anche questo è il discorso: qui si è perso il significato delle parole ! Non sappiamo più cosa significa «emergenza», non sappiamo più cosa significa «urgenza» e non sappiamo più che cosa vuol dire «straordinario», nel momento in cui un commissario, che doveva essere straordinario, viene prorogato e gli vengono ampliati i poteri, nonostante i dati dicano che l’attività di quel commissario straordinario, fino ad ora, non ha portato ad alcun contributo per l’emergenza delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ovviamente, se quando parliamo dei terremotati non possiamo esimerci dal parlare dell’Expo – e non si capisce perché – perché adesso che parliamo del sovraffollamento delle carceri non inserire una norma che permetta, tramite il commissario straordinario, di favorire poteri che sono accentrati sulle speculazioni edilizie ? E infatti, il commissario straordinario avrà anche la funzione della destinazione e valorizzazione dei beni immobili penitenziari, anche mediante acquisizione, cessione, permuta e forme di partenariato pubblico o privato, ovvero tramite la costituzione di uno o più fondi immobiliari, articolati in un sistema integrato nazionale e locale. Praticamente gli attuali istituti penitenziari a tutt’oggi esistenti, piuttosto che essere ristrutturati, (perché noi sappiamo e dimostreremo che, attraverso una ristrutturazione nazionale, si può far fronte all’emergenza carceri) noi permettiamo che vengano svenduti. Poi ovviamente la storia ci dirà a chi verranno svenduti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Dicevo, Presidente, che avevo preparato questo intervento prima di ieri pomeriggio, prima di ieri intorno alle 19,40. Io francamente, proprio per interrompere questo clima di pacificazione e di serenità palesemente inverosimile, in cui tutti parliamo di una cosa, ma in realtà stiamo pensando ad un’altra, non posso esimermi dal fare alcune riflessioni, perché oggi in Italia nessuno può parlare di legge e legalità senza passare attraverso quella svolta storico-politica che, di fatto, stiamo vivendo.

Stiamo discutendo di «svuota carceri» e conseguentemente ci accingiamo a rievocare l’importanza della funzione rieducativa della pena, del carcere come extrema ratio. Parleremo di legalità e ci riempiremo la bocca della parola giustizia, ma credo che la sentenza che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale debba farci riflettere sulla responsabilità della politica italiana, quella responsabilità che è a monte rispetto alle leggi, quella responsabilità che inchioda la politica per la devastazione a cui è ridotto il nostro Paese, ma che, in chiave futura, ci impone, oggi e adesso, di chiarire quale messaggio e quale prospettiva vuole dare questo Parlamento al Paese.
  Oggi con questo decreto potremmo far sì che non vadano in carcere uno, cento, mille detenuti in custodia cautelare e convincerci – magari qualcuno lo crede veramente – che lo stiamo facendo per le condizioni disumane oggettivamente esistenti in cui quei detenuti si trovano. Ma se non chiariamo oggi e adesso il nostro messaggio, all’indomani della sentenza che ha condannato Berlusconi, corriamo il rischio gravissimo che quei detenuti – siano uno, cento o mille – non vadano in carcere affermando che giustizia è stata fatta, perché responsabili sono i giudici che sono irresponsabili e comunisti.
  D’altronde con quale faccia qualcuno potrebbe andare a fare la morale a quel detenuto parlandogli di rieducazione della pena ? Con quale faccia può essere proposto il concetto di rispetto della pena dopo i messaggi che in questo momento riempiono tutti i flussi mediatici del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Oggi prima di emanare o discutere qualsiasi legge dobbiamo chiarire agli italiani qual è il concetto di legge e di legalità che portiamo dentro mentre scriviamo le leggi che regolano la vita degli italiani.
  Sia chiaro, fin dall’inizio abbiamo sempre detto che le vicende giudiziarie di Berlusconi non dovevano più riguardare questo Parlamento. Abbiamo affermato senza mezzi termini che eravamo stanchi di assistere a un asservimento costante delle istituzioni ad un solo cittadino, mentre milioni di persone invocavano provvedimenti in grado di far rialzare il Paese. Ma proprio per questo adesso pretendiamo che si abbia il coraggio di scrivere la parola «fine» ad un ventennio che da oggi non deve più avere strascichi di alcun tipo sulla vita e sulla storia di questo Paese.
  La storia giudicherà e sta già giudicando Silvio Berlusconi e il berlusconismo. Il PdL è una forza politica che ovviamente è legittimata a sedere in questo Parlamento, ma sappia svincolarsi da un padre padrone pregiudicato e condannato, ponga fine a pseudo battaglie e attacchi contro la magistratura, che è sempre un’istituzione di questo Paese. Smettiamola con i proclami in cui si dice che la magistratura non rispetta milioni di elettori, perché ripetiamo che non c’è nessuna democrazia moderna in cui il voto degli elettori possa sottrarre l’eletto alla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma la storia saprà giudicare anche il PD, inchiodandolo alle sue responsabilità per un ventennio in cui con una forza politica seria, come non è stato il centrosinistra, Berlusconi non avrebbe mai potuto fare quello che ha fatto. Non è necessario elencare tutte le occasioni, innumerevoli, in cui il centrosinistra italiano ha foraggiato e assecondato il berlusconismo fingendo di contrastarlo, ci ha già pensato Violante in un discorso ormai passato alla storia in questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche lì, smettiamola con i proclami come quello di ieri di Epifani, secondo cui la sentenza va eseguita ed applicata. Grazie, avevamo bisogno di sentircelo dire in una democrazia come la nostra che la sentenza va eseguita e applicata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tutto in questo Paese negli ultimi vent’anni – probabilmente anche prima – è stato finalizzato alla sopravvivenza di un sistema che non meritava di sopravvivere, ma adesso, oggi è il momento di dire basta. Noi, anzi io non condivido il passaggio del comunicato del Presidente della Repubblica di ieri, in cui a un certo punto si dice che adesso è il momento di effettuare una riforma della giustizia, ancorando questo momento, facendolo coincidere con il momento della sentenza di condanna a Silvio Berlusconi. Per me è assolutamente grave che vengano ancorati i due momenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e soprattutto è grave, e non lo condivido, il fatto che lo stesso messaggio, che non esito a giudicare delirante in qualsiasi momento, è stato proclamato proprio ieri sera da un video dello stesso Berlusconi, che ha spiegato che ci vuole una riforma della giustizia in cui non si ripeta quello che è accaduto ieri. E cosa ?

Cosa è accaduto ieri ? Che un imputato è stato condannato per frode fiscale. Qual è la riforma di giustizia verso cui andiamo con queste premesse e com’è possibile che il Presidente della Repubblica decida di fare un messaggio del genere che poi si ritrova ad essere identico, nell’esito, a quello che viene fatto la stessa sera da Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Un messaggio delirante in cui, ad un certo punto, si è parlato di nuovo e illimitato potere della magistratura che non è eletta dal popolo ma accede a questo potere tramite concorso. E allora ? Qual è la novità ? Questo è il principio della separazione dei poteri di Montesquieu. Di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Di cosa continuiamo a parlare se non abbiamo chiaro questo concetto, ossia che il principio della separazione dei poteri sta alla base di ogni democrazia moderna ?
  Alla fine, questo messaggio pieno di valori importanti finiva con il chiedere se questo, se la sentenza di ieri è il premio per quello che Silvio Berlusconi ha dato negli ultimi vent’anni. Cioè, anche il premio dobbiamo dare dopo vent’anni ? Il premio per cosa ? Per i tanti successi ? Io non devo dire nulla. Io invito tutti quelli che pensano in un meandro nascosto – voglio sperare – della loro mente di dare un premio per quello che è accaduto negli ultimi vent’anni, ad andare per le strade e vedere se c’è qualcuno o qualcosa per cui debba essere dato un premio a chiunque abbia fatto politica negli ultimi vent’anni in Italia e, soprattutto, a Silvio Berlusconi che addirittura ha reintegrato improvvisamente la prima Repubblica, dicendo che c’era un clima di benessere. Insomma, le generazioni future pagano ancora oggi per una classe politica che ha devastato questo Paese e che vuole anche il premio per questa devastazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Colgo tuttavia l’occasione per dire che io un premio lo darei e lo darei a quei giudici della Suprema corte di cassazione che ieri, nonostante i proclami, i moniti, le pressioni, le surreali e plateali manifestazioni anche istituzionali di finta e non credibile serenità, quella che si respira anche oggi in quest’Aula, nonostante tutto questo, hanno saputo dimostrare agli italiani, al mondo intero che ci osservava che la giustizia a volte è uguale per tutti. Hanno saputo dimostrare che, a volte, la giustizia riesce a garantire quello che è sancito nell’articolo 3 della nostra Costituzione e cioè che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di linguaggio, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Io non avrei esitazione a dare un premio a quei giudici, ma so che non lo vorrebbero perché mi risponderebbero dicendo che hanno fatto solo il loro dovere. E allora io invito tutti i colleghi seduti in quest’Aula a seguire l’esempio di quei giudici e a dire chiaramente al popolo italiano che ora tocca a noi, facciamo il nostro dovere e diciamo ai cittadini italiani che da oggi comincia una nuova era. È vero, sarebbe stato meglio che questa era non finisse in virtù di una sentenza ma finisse per la consapevolezza di una classe politica che si rendeva conto dei propri fallimenti. Ma è di questo dobbiamo parlare. Una nuova era per la politica italiana, un’era in cui la legalità, la giustizia e l’interesse di tutti siano i valori guida per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle- Congratulazioni).

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