lunedì 12 agosto 2013

Lavoro e disabilità, l’Europa condanna le discriminazioni italiane

La Corte di Giustizia boccia l’Italia in tema di integrazione professionale dei disabili: norme inefficaci e discriminatorie. Solo il 16% degli appartenenti alle categorie protette hanno un lavoro.
L’Italia si è beccata l’ennesima condanna in sede europea. Stavolta la Corte di Giustizia ha bocciato la normativa nazionale che disciplina l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. Secondo l’organismo comunitario la legge italiana è discriminatoria ed inefficace. La condanna trova un’indiretta conferma nei dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale per il Lavoro, secondo cui, nel nostro paese, le persone con disabilità che hanno un impiego sono solo il 16% del totale. La direttiva disattesa. Le norme italiane che dovrebbero favorire l’ingresso dei disabili nel mondo del lavoro sono da riscrivere, ed in breve tempo. A dirlo è la Corte di Giustizia Europea, che ha così accolto il ricorso presentato dalla Commissione UE contro il nostro paese. All’Italia è stato contestato il mancato rispetto della direttiva comunitaria emanata nel 2000 e riguardante la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Il testo impegnava gli Stati ad introdurre nei loro ordinamenti norme in grado di costringere i datori di lavoro ad assumere persone con disabilità, garantendogli adeguate condizioni di impiego. Il tutto senza far gravare sugli stessi imprenditori oneri eccessivi. Ma l’Italia non si è mai adeguata davvero a queste indicazioni. Ora, però, dovrà farlo, se non vuole incappare in una procedura di infrazione e in pesanti multe.

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