giovedì 1 agosto 2013

Morra: "I sordi siete voi!"


Signor Presidente, senatore Zanda, noi riteniamo che i Regolamenti abbiano una funzione: quella di essere depositari dei valori della nostra Costituzione, Costituzione che – mi sembra di aver capito – qualcuno (non il nostro Movimento) è intenzionato a rettificare nei prossimi mesi.
Questi valori sono centrati sull’accettazione del pluralismo, proprio perché il Parlamento deve essere il luogo in cui le persone si parlano, si ascoltano, recepiscono le indicazioni che provengono dall’altra parte (magari ascoltando non il collega di banco, ma tutti, soprattutto quando ci si rivolge direttamente all’altro), affinché – come lei ricordava, citando implicitamente Voltaire 
venga rispettata la fondamentale libertà di ogni cittadino italiano di poter esprimere il suo pensiero nel rispetto che si deve a tutto ciò che è argomentazione, a tutto ciò che è razionalità, a tutto ciò che rimarca un pensiero che nasce da una riflessione che ha alle spalle un’esperienza di vita, che nasce da una crisi sociale e civile che noi siamo qui chiamati ad affrontare e risolvere.

Mi si insegna, però, che l’Aula è il luogo in cui confluisce il lavoro delle Commissioni; pertanto, volendo avere memoria, domandiamoci anche perché si arrivi a questi atti che lei reputa di ostruzionismo forse scellerato.

Noi stiamo impegnando tutte le nostre risorse cercando di studiare quali spazi, quali interstizi ci vengano garantiti dal Regolamento, semplicemente perché reputiamo che il cosiddetto decreto salva-Ilva debba essere il più possibile avversato, reputandolo, nella sua complessità e nella sua genericità, addirittura peggiore della situazione che andrebbe a sanare. In Commissione – e qua le carte cantano – i nostri senatori hanno proposto un lavoro dialogante, un lavoro emendante, un lavoro volto a migliorare, non con la presunzione di avere tutte le verità in tasca, ma con l’umiltà di poter proporre nel dialogo delle vie per sanare delle situazioni che, a giudizio di tanti, e non soltanto del nostro Movimento, sono da sanare con immediatezza. In Commissione non c’è stata alcuna volontà di dialogo, come il sottoscritto ha rimarcato anche ieri pomeriggio al ministro Franceschini.

Ora, a fronte di questo atteggiamento di assoluta chiusura, noi abbiamo reputato di intervenire nella nostra semplicità, nella nostra umiltà e tenendo conto di quello che sostengono i Regolamenti. Perché, a differenza di quanto lei ricordava, senatore Zanda, non tutti i senatori iscritti al Gruppo hanno chiesto la parola, bensì la metà meno uno (Applausi dal Gruppo M5S), per quanto prevede l’articolo 109 del Regolamento, che leggo: «Uguale facoltà è riconosciuta ai senatori che intendano dissociarsi dalle posizioni assunte dal proprio Gruppo, purché il loro numero sia inferiore alla metà di quello degli appartenenti al Gruppo stesso».
E le dico anche, collega Zanda, che, se il Regolamento del Senato fosse stato quello della Camera, probabilmente avremmo, come alla Camera, vissuto delle notti di discorsi, di interrogazioni, di interventi, perché ritenevamo che, per quello che ci viene concesso dal Regolamento… (Commenti dai Gruppi PD e PdL).

Ora, noi vorremmo che tutto questo avvenisse nel solco di un rispetto che tutti dobbiamo avere nei confronti di tutti. Ma molto spesso le maggioranze, con metodi molto, molto dolci, cercano di inglobare le opposizioni, senza dar loro le possibilità che pur tuttavia i nostri Padri costituenti ci hanno concesso, perché questo – torno a ripeterlo – è il luogo del parlarsi, ma anche dell’ascoltarsi, è il luogo della mediazione, purché nasca da argomentazioni. Noi le argomentazioni le produciamo: siete voi che siete sordi, soprattutto in Commissione! (Applausi dal Gruppo M5S).


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