Il verdetto della Cassazione che da qui a poco interesserà Silvio Berlusconi segna un ulteriore passo nella transizione, lenta ma inesorabile, del nostro Paese da un’epoca verso un’altra. C’è molta attesa in questo momento, ma la percepisco come l’attesa di chi vuole lasciarsi alle spalle un mondo per aprirsi definitivamente ad un altro.
Questi attori politici sono ormai degli ologrammi che agiscono dal passato, come delle stelle morte che emanano gli ultimi bagliori attraverso la tv. Ma tutti sappiamo che quel mondo e quel modo di fare e intendere la politica non esistono più. Dobbiamo avere solo il tempo di metabolizzare questa consapevolezza.
Questo processo, il suo imputato, la scia di polemiche, commenti, conseguenze sono gli ultimi atti di una Storia che fondamentalmente è già chiusa, i frammenti di un vissuto comune ormai agli sgoccioli che il Paese tutto ha voglia di lasciarsi con forza alle spalle. E’ l’atto finale di un’Italia che non ci appartiene più e che in effetti non esiste più.
Sta infatti a noi scrivere la Storia dei prossimi anni. Oggi parliamo ancora di Berlusconi ma la notizia vera è che l’Italia vuole cambiare. Ce lo dice questa attesa che il Paese vive.
C’è un Paese che ha bisogno di risposte concrete. C’è un’Italia da ridisegnare in modo libero e consapevole, lasciandosi finalmente dietro le persone e le azioni che l’hanno ridotta in condizioni di perenne crisi, in un Paese che non crede più in se stesso e che ha paura di guardare verso il futuro. L’Italia dovrebbe poter vivere e non sopravvivere.
Abbiamo un’opportunità: con il M5S sono entrate nelle Istituzioni persone oneste e interessate solo al bene della collettività, senza processi da cui difendersi, senza compromessi, senza lobby da tutelare, persone legittimate nel loro ruolo dal voto più che libero dei cittadini.
Siamo qui per rimboccarci le maniche. E penso a noi nelle pubbliche assemblee e a tutte le persone che ogni giorno formano comitati, fanno sentire la loro voce, diventano esempi da seguire con i loro comportamenti, lavorando nei propri quartieri, nelle scuole, negli uffici.
È ora di riflettere e di affrontare con forza e serenità questo cambio d’epoca, che significa piano energetico nazionale, un’idea completamente nuova di mobilità, la ricollocazione in una forma nuova di parole come pil, banche, debito, lavoro, ripensando al modello di produzione e di scambio di beni e servizi all'interno della comunità in modo solidale e sostenibile.
Il mondo è cambiato e l’Italia ha mille opportunità da cogliere per crescere in modo sano ed essere felice. Io ci credo.
Forza!

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