giovedì 1 agosto 2013

Roberta Lombardi (M5S) sul 138 Cost: “La totale illegittimità di questo provvedimento”


Signor Presidente, colleghi presenti, Governo, riguardo al disegno di legge in esame, ciò che ci preme sottolineare, prima di tutto, per sgomberare il campo da ogni dubbio, è la totale illegittimità di questo provvedimento, che assegna la funzione di guida – tanto per usare un termine che il nostro Presidente del Consiglio ha usato all’avvio di questa legislatura, del processo costituzionale al Governo della Repubblica, nonostante la revisione della Costituzione esuli per definizione dall’area dell’indirizzo politico in carico al potere esecutivo, con il rischio, neanche troppo remoto, visto l’andazzo, e paventato anche da qualche costituzionalista, che il Governo in futuro finisca per porre magari la fiducia anche sull’approvazione di talune modifiche costituzionali, perché al peggio non c’è mai limite.
In secondo luogo, la massa spropositata di materia costituzionale suscettibile di variazioni, a cui è possibile mettere mano attraverso questo disegno di legge, lascia intravedere, senza eccessivi sforzi di fantasia, neanche da parte dei nostri funambolici statisti seduti in quest’Aula, l’inaugurazione di una fase che è difficile non chiamare «costituente». Oddio, «costituente» forse per la quantità degli articoli in discussione, ben 69 su 139 – e 69 è una previsione minima –, non certo per la qualità delle persone chiamate a legiferare, la qualità del legislatore che, ahimè, è quella che è, e che si è rivelata tale negli ultimi vent’anni, come dimostra l’impenetrabile giungla normativa che vessa le vite di noi cittadini.

  Quello attribuito alle nostre istituzioni democratiche è un potere costituito 65 anni fa da 75 uomini, loro saggi – loro –, reduci da un regime tanto terribile da volerlo scongiurare proprio attraverso la scrittura dell’articolo 138 della Costituzione. Sì, perché la norma che qui si intende derogare è in realtà inderogabile, in quanto norma sulla produzione normativa. Come sostenuto dai più illustri costituzionalisti del nostro Paese, il procedimento derogatorio in essa previsto produrrebbe effetti permanenti e generali nel nostro ordinamento, anziché provvisori e puntuali come molti stanno cercando di farci credere. La modifica del processo di revisione non deve in alcun modo intaccare la rigidità della nostra Carta fondamentale ed eventuali revisioni, alcune delle quali necessarie (per carità), sono ammissibili solo se previste espressamente e disciplinate dalla Costituzione stessa.

Perché è importante questo articolo, l’articolo 138 ? La rigidità della Costituzione è parte essenziale della natura garantistica dei diritti dei cittadini nei confronti del potere politico. Le grandi rivoluzioni del Settecento – ce lo ha spiegato anche la mia collega Dieni, prima – si caratterizzano entrambe perché il potere politico può condizionare la vita, i diritti e le libertà dei cittadini singoli o liberamente associati e tutto questo deve trovare un limite. Tale limite venne individuato nelle Costituzioni e per essere tale, la Costituzione deve essere rigida, ovvero non modificabile nemmeno da una maggioranza, perché i diritti e le libertà non possono essere rimesse alla mercé della maggioranza di turno, qualunque essa sia. La nostra Carta ha voluto prevedere tutto ciò e ha, quindi, predisposto un meccanismo di irrigidimento che si materializza nell’articolo 138 e che è, dunque, la pietra miliare che garantisce la protezione dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini nei confronti del potere politico e che ci rende ancora – speriamo non per poco – cittadini e non sudditi.

Come ci ha spiegato in audizione una costituzionalista …e, a proposito delle audizioni, mi piace ricordare il commento di un collega del PD che ha lamentato ieri che le prossime audizioni andranno filtrate, in quanto dalle risposte si sarebbe aspettato forse un maggiore approfondimento scientifico, forse perché la quasi totalità dei costituzionalisti auditi aveva un pensiero diverso rispetto al pensiero unico del PD-PdL. Come ci ha spiegato questa costituzionalista, dicevo, si può pensare che «I principi e i diritti della Costituzione – sto citando l’audizione – siano sacri e vadano comunque rispettati, mentre le norme procedurali o strumentali siano meno importanti e, quindi, possono essere derogate, ad esempio per accelerare i tempi o per facilitare la conclusione di un accordo e chi si oppone a queste deroghe può essere facilmente accusato di formalismo. In effetti, le procedure non vanno idolatrate e non sono sacre in sé, ma in quanto assicurano la legittimazione del potere. Senza rispetto delle regole previste ex ante una volta per tutte, il potere appare infondato ed arbitrario. Come l’imputato non può accettare di essere condannato all’esito di un procedimento irrispettoso delle regole, così ai cittadini non si può chiedere di accettare riforme della Costituzione che siano state dichiaratamente approvate con una procedura escogitata per l’occasione».

Ora, noi ci chiediamo: ma siamo sicuri che l’ostacolo alla revisione della Carta costituzionale sia nell’articolo 138, uno dei meno complessi del mondo democratico, e non nella conclamata incapacità politica dei partiti di provvedere a quello che veramente è urgente per far funzionare le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Mi spiego meglio: se una squadra decide di partecipare a un campionato di calcio e i suoi giocatori si rivelano scarsi, non è che cambio le regole del gioco per venire incontro alla squadra. Almeno in un Paese normale con un campionato normale avviene così, perché altrimenti cambierei il gioco e creerei scompiglio con le altre squadre, che non avrebbero più certezza delle regole in campo, invalidando tutta la competizione o, in altre parole ancora, fuor di metafora calcistica, il patto sociale, difficile soprattutto in momenti di grave crisi economica ed occupazionale come questi, tiene se tutte le espressioni della società hanno modo di partecipare davvero alla sua definizione. È un patto che ha maggior forza e legittimazione e gode di rispetto ed applicazione solo se è costruito con il contributo di tutti, se il confronto e il dibattito sono davvero proficui, tanto per usare un aggettivo che oggi ha usato il nostro presidente di Commissione, Sisto e che mi ha molto colpito, perché di proficuo esame del lavoro in Commissione, che ha portato in Aula un testo pari pari a quello del Senato, senza aggiungere, cambiare o modificare una virgola, non è scorsa traccia. E quando dico, quindi, reale contributo di tutti al dibattito, e non gioco delle parti, intendo tutti, sistema ed opposizione.

Ecco opposizione: vorrei porre l’attenzione sulle parole. Il MoVimento 5 Stelle è opposizione. Noi siamo opposizione e l’opposizione è un sistema di partiti che si è trasformato in casta e non siamo certo una minoranza, come sento spesso dire in quest’Aula, e non solo. Siamo la prima forza politica del Paese, come tra l’altro si sono peritati di sottolineare tutti i partiti, commentando il risultato delle amministrative di maggio. È evidente questo fatto, se si fosse votato con metodo proporzionale e non con il doping della legge elettorale, che ha premiato coalizioni disciolte come neve al sole della realpolitik. Ma si sa: del «porcellum» non si butta via niente. E quindi si è pensato bene di replicare lo stesso sistema drogato nella composizione del comitato ristretto che avrà potere di vita e di morte sui vari disegni di legge costituzionale, andando a rivitalizzare il fantasma delle coalizioni che furono e che in parte ancora sono, visto come si stanno comportando le finte opposizioni in Aula nelle votazioni di molti provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tornando ora al testo in esame, non possiamo fare a meno di notare come il disegno di legge del Governo sia attraversato dall’inizio alla fine da previsioni prive innanzitutto di buon senso – e non ci aspettavamo niente di meno – ma anche di coerenza con l’intero sistema di regole su cui si basa il nostro assetto istituzionale. I criteri dettati all’articolo 1 per la composizione dell’istituendo comitato, oltre ad essere tra loro incompatibili, contrastano con quanto disposto dai Regolamenti parlamentari, determinando scompensi ordinamentali di non facile soluzione applicativa ed interpretativa. Le competenze attribuite al comitato dall’articolo 2 sono troppo ampie e poco chiare quanto al principio della consequenzialità della legge elettorale, illegittime con riferimento ai profili prima esposti, in violazione dell’articolo 72 della Costituzione, comma 3, che prevede: «La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale (…)», come in questo caso. La disciplina dettata dall’articolo 3 del disegno di legge per i lavori delle Assemblee non solo è in contrasto con i Regolamenti di Camera e Senato, ma introduce un procedimento di emendabilità del disegno di legge costituzionale, volto ad esautorare ancora di più il Parlamento a favore del Governo. Inoltre, con l’articolo 4, la procedura di approvazione delle leggi di revisione costituzionale viene esplicitamente sottoposta ad un aberrante cronoprogramma a tempi ristretti, come ha spiegato la mia collega Dadone stamattina, in quanto tale antitetico alle caratteristiche di riflessione e ponderatezza che dovrebbero contraddistingue la modifica di un monumento, come è la nostra Costituzione, che manifesta il suo vigore dal più di sessanta anni. Si dimentica che i tempi lunghi della revisione servono anche per consentire a chi sta fuori dalle Aule parlamentari di farsi un’idea di quanto si intenda fare.
  L’unico modo per porre un argine ad un intervento legislativo tanto scellerato è quello di imporre che i disegni di legge costituzionale partoriti all’esito di questa vergognosa procedura siano sottoposti a referendum popolare in ogni caso, cioè a prescindere dal quorum e indipendentemente dalla maggioranza con cui siano stati approvati in Parlamento.

Questa è la foglia di fico che i partiti hanno trovato per cercare di dare una parvenza di dignità democratica a questo teatrino costituente, forti dell’informazione addomesticata su cui sanno di poter contare, perché dal loro finanziamento pubblico foraggiata. L’informazione del modello unico si occuperà di fare propaganda a senso unico, così come avvenuto in occasione dell’ultima consultazione referendaria su nucleare e acqua pubblica, contando i partiti sulla legge dei grandi numeri. Un’altra Fukushima non può capitare ! Oppure, un’altra mobilitazione civica enorme come quella attuata dal forum «Movimenti per l’acqua pubblica» potrebbe non avvenire in un momento in cui l’opinione pubblica è distratta dal mettere il piatto sul tavolo ogni sera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  A proposito dell’informazione a senso unico del nostro Paese, leggo di interventi dei soliti noti dei partiti, quelli che spesso sono nei talk show a spiegare perché non sono in Aula in quel momento a votare, che accusano il MoVimento 5 Stelle di conservatorismo costituzionale. A parte che, piuttosto che farci mettere le mani da voi sulla nostra Costituzione, bisogna pensarci una, due, un milione di volte, ma, a parte questo, vi informiamo che il MoVimento 5 Stelle non si è mai chiuso a riccio sull’argomento revisione costituzionale. Ne sono prova le strade, in alternativa a quelle proposte, che abbiamo indicato svariate volte in molteplici occasioni. La prima: la richiesta dell’indizione di un referendum di indirizzo per chiamare i cittadini, e non i sudditi, ad esprimersi preventivamente su determinati quesiti inerenti, in primis, l’opportunità o meno di procedere ad una revisione costituzionale in questo momento e con questa classe politica. E se sì, in che modo ? Attraverso altrettanti quesiti ! Non ci si dica, poi, che di ostacolo sono i costi, perché attraverso la rete si possono fare svariate consultazioni, usando la tecnologia. Seconda proposta: dare effettivo e concreto seguito alle dichiarazioni e ai programmi della gran parte delle forze politiche, impegnate ad avviare immediatamente, prima di procedere alla revisione costituzionale, le modifiche della vigente legge elettorale, al fine di eliminare i vizi e gli aspetti di illegittimità, anche di rilievo costituzionale. Terza proposta: l’impegno a modifiche puntuali e ben circoscritte a determinati articoli o punti specifici della Costituzione, sui quali, almeno a parole, si sono determinate posizioni politiche comuni, attraverso il procedimento di cui all’articolo 138; all’interno, cioè, delle regole del gioco, e quindi osservando di produrre uno o più progetti di legge di modifica costituzionale omogenei per materia, perché questo ci richiede il dettato costituzionale e la giurisprudenza in materia, e non arrivare alla produzione, anche solo eventuale, di un unico «testo mostro» contenente una nuova Costituzione, su cui il popolo, per via del referendum, sarebbe costretto ad esprimere il proprio avviso, favorevole o contrario in blocco. Quali i temi ? Abolizione delle province, dimezzamento del numero dei parlamentari, revisione del bicameralismo perfetto, a titolo di esempio, fino ad arrivare a strumenti di fantascienza – perché noi abbiamo anche gli effetti speciali, come è successo l’altro giorno – demagogici e populisti per i partiti, come l’introduzione di strumenti di democrazia diretta quali il referendum deliberativo senza quorum – proprio fantascienza ! – o l’obbligatorietà di adozione delle leggi di iniziativa popolare e bazzecole del genere.

Vorrei concludere questo mio intervento tornando al capolavoro del nonsense costituzionale di questo disegno di legge, che si compie proprio su questo tema del referendum. Infatti, guarda caso, questa legge di deroga all’articolo 138 va proprio a prescindere l’istituto referendario su questo specifico tema. Signori politici, perché non chiedete ai cittadini cosa ne pensano di cambiare le regole del gioco in corsa, per permettere a voi di mettere le mani sulla Costituzione più bella del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

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