giovedì 1 agosto 2013

Giuseppe D’Ambrosio (M5S) sul 138 Cost, ricorda il referendum del 93


Signor Presidente, cito testualmente: ignorando il risultato del referendum popolare del 2006, che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere, appunto, il potere nelle mani di un Premier assoluto, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di Governo. Vi ho appena letto la prima parte dell’appello presente sul Il Fatto Quotidiano contro il disegno di legge di riforma costituzionale, già sottoscritto da molte personalità di caratura istituzionale italiana e da centinaia di migliaia di cittadini.
Io ovviamente sono ben lungi dall’essere una personalità, ma una piccola riflessione ritengo sommessamente di poterla effettuare, ma per farla mi è indispensabile richiamare all’attenzione dell’Aula un altro referendum, che questa politica ben conosce, il referendum abrogativo dell’aprile del 1993, quando il 90 per cento – e sottolineo il 90 per cento – dei voti espressi dai cittadini italiani vi ordinò – ripeto, ordinò – di abrogare il finanziamento pubblico ai partiti. Quindi, mi chiedo e vi chiedo: in questa che voi continuate a descrivere come democrazia a sovranità popolare, quando il popolo vi dice qualcosa tramite un referendum, perché ve ne fregate altamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  O meglio: perché siete voi a decidere a quale volontà popolare va dato seguito ? Chi siete voi per essere i decisori finali ? È vero, siete gli eletti dal popolo, quindi la volontà del popolo italiano è da eseguire solo quando vi elegge tramite leggi elettorali, vorrei dire, truffaldine, ma mi limiterò a dire fortemente discutibili. In altri casi, come nei referendum del 1993 e del 2006, può essere invece tranquillamente disattesa a vostro piacimento.

Ancora prima che venisse trasmesso dal Senato, l’esame del disegno di legge è stato calendarizzato alla Camera per la fine del mese di luglio, con l’apposizione della fittizia clausola «ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione», con la precisa volontà di far arrivare il disegno di legge in Aula alla Camera per quella data, al fine di poter poi, in seguito, comunque illegittimamente, contingentare i tempi per il suo esame. Avevate affermato, fino a poco tempo addietro, che la riforma del finanziamento ai partiti fosse urgente, poi avete deciso che fosse la legge di riforma costituzionale a necessitare di un iter d’urgenza, cosa che per noi del MoVimento 5 Stelle non è assolutamente condivisibile. Del resto, il finanziamento ai partiti era ed è argomento condiviso nella sua urgenza. Per cui, facendo un sunto, ora abbiamo l’urgenza e l’urgenza dell’urgenza, cose che fanno venire il mal di testa ai cittadini italiani, poiché certamente succederà che avremo l’urgenza – cioè il disegno di legge di riforma costituzionale – il cui cammino sarà influenzato dalla solita zuffa che farete per l’urgenza dell’urgenza.
  Presidente, la rigidità della Costituzione è parte essenziale della sua natura garantistica dei diritti dei cittadini nei confronti del potere politico: le grandi rivoluzioni del Settecento – quella americana e quella francese – si caratterizzano entrambe perché il potere politico che poteva condizionare la vita, i diritti e le libertà dei cittadini, singoli o liberamente associati, doveva trovare un limite. Tale limite venne individuato nelle Costituzioni e, per essere tale, la Costituzione doveva essere rigida, come lo è la nostra, non modificabile nemmeno dalla maggioranza, perché i diritti e le libertà non possono essere rimesse alla mercé nemmeno della maggioranza.

D’altro canto, prima ascoltavo dai banchi del PD parlare degli autoritarismi, dei nuovi media, dei social network e tutto il resto, ma d’altro canto è proprio la flessibilità dello Statuto albertino che aveva consentito il passaggio alla dittatura per mezzi «legali». Attraverso leggi approvate dalla maggioranza delle due Camere, una maggioranza anche allora artatamente gonfiata da un premio di maggioranza abnorme, ancorché, per la verità Presidente, più contenuto di quello che ha mostruosamente ingrossato le file di uno dei partiti della attuale maggioranza, che Mussolini aveva potuto, in questo modo, travolgere il labile stato liberale ed instaurare il regime fascista. Ma la storia a quanto pare, a voi, non insegna un bel niente ! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vi ricordo che la scrittura della Costituzione fu resa possibile anche da quello che fu chiamato «l’isolamento della Costituente» rispetto al governo, sicché i padri costituenti riuscirono a lavorare insieme anche dopo che De Gasperi fece cadere il governo. Oggi, purtroppo, non vedo un simile clima nella stramba maggioranza e l’unico isolamento fisico di cui intravedo l’eventualità, per cassazione, è quella di un padre costituente di una parte politica qui presente, ma dovrei dire assente, abbiate pazienza, in realtà la critica iniziale è stata desunta da una citazione di un tale Rodotà, quindi era rivolta anche comunque alla parte che in qualche modo è presente e che forse si riconosce, in qualche modo oramai nello stesso padre costituente prossimo all’isolamento, speriamo grazie alla Cassazione !
  Guardate, questa politica è da troppi anni che mena il can per l’aia sulla problematica relativa alla Costituzione. Solo a mia memoria, ma la storia è ben più lunga, era un qualcosa che doveva fare una maggioranza di centro-sinistra, che l’allora opposizione tacciò di incapacità; poi quella opposizione diventò maggioranza e fu altrettanto incapace. Poi entrambe si affidarono ad un tecnico che ancora non vi riuscì. In seguito entrambe le parti si sono messe insieme, quello che oggi vediamo, ed hanno partorito il seguente disastro: un «Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali». Ma cos’è questo comitato ? Forse, e lo ripeto, il grimaldello per l’articolo 138 ? Cosa vuole rappresentare questa super commissione parlamentare, magari contornata

dalla solita pletorica e costosa commissione di esperti ? Perché si pone al di sopra del Parlamento ? Siamo sicuri che le Commissioni affari costituzionali riusciranno poi a funzionare correttamente, avendo dei membri impegnati su più fronti ? Per non parlare dei lavori in Aula ! E se qualcuno dei componenti poi cambiasse casacca ? Ed il popolo italiano, questa volta, lo interpelleremo coinvolgendolo sottoponendogli magari qualcosa su cui esprimersi prima ? Lo deciderete prima se la volontà popolare questa volta andrà rispettata ? Scusate, ma per fare tutto questo non abbiamo già un ampio ed articolato comitato che si chiama Parlamento ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente cito testualmente: «Se approveremo questo testo con un termine di 18 mesi, creiamo un precedente, un precedente che sa quasi di commissariamento, di pseudocommissariamento del Parlamento. E questo non mi piace». Queste parole, Presidente, non sono del MoVimento 5 Stelle, non sono di coloro che voi definite «talebani che vogliono imbalsamare il cambiamento e l’ammodernamento della nostra Costituzione»; sono le parole dell’ex presidente del Senato e attuale capogruppo del Popolo della libertà, Renato Schifani, che proprio contro la previsione di termini finali imposti al Parlamento per compiere l’attività più importante e delicata che ad esso compete (riformare la Costituzione), si è espresso chiaramente, e i fatti dimostrano la vostra coerenza del resto !
  Invece, direi, piuttosto che pensare all’articolo 138, magari potremmo ripensare all’articolo 21-bis, proposto per garantire l’accesso alla rete Internet di tutti i residenti sul territorio italiano, partendo dall’assunto che l’accesso alle reti è diventato una componente essenziale della cittadinanza. E non parlateci di una rete inutile perché poco diffusa e quindi poco attendibile, perché se è poco diffusa è solo a causa vostra, è solo a causa della vostra incapacità e cecità: vostra incapacità di progettare e guardare al di là di ciò che non sia propedeutico alla prossima elezione. Inoltre, se inattendibile, mi dovere spiegare: a che serve il sondaggio on line sul disegno di legge costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?


Ma, Presidente, torniamo al 21-bis, un articolo composto da sole 27 parole, che recita così: «Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete Internet, in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale». Queste parole sono di un professore di nome Stefano Rodotà. Nel novembre 2010 questa proposta fu depositata al Senato a prima firma di un senatore del Partito Democratico: la propose come modifica costituzionale per ampliare la sfera dei diritti fondamentali previsti nel nostro ordinamento. Presidente, ma cosa le dico a fare queste cose in quest’Aula ? Cosa parlo a fare di diritti, parità, ostacoli economici e sociali e di Rodotà ? Tanto in quest’Aula – e non solo perché sono assenti – di sinistra non c’è nessuno probabilmente ad ascoltarmi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) ! Vedo che fa piacere e si divertono anche, i colleghi del PD.
  Presidente, concludo dicendo che è deprimente vedere quest’Aula semivuota quando si discute di riforma costituzionale. Però, voglio dirle: sarebbe ancora più deprimente se oggi fossimo 4 gatti; li ho contati, e siamo 44 gatti. Presidente, le risparmio la canzoncina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

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