mercoledì 4 settembre 2013

CARISSIMO EPIFANI, QUANTO CI COSTI

IL LEADER DEL PD SI AUMENTÒ LO STIPENDIO IN CGIL PER AVERE UN ASSEGNO DI ANZIANITÀ PIÙ ALTO.
Il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, passa le sue giornate a far di conto. Il finanziamento ai partiti potrebbe diminuire, il personale è in fermento, si parla di cassa integrazione. Così, quando ha saputo che sarebbe arrivato Guglielmo Epifani alla segreteria del partito ha provveduto a blindarsi. Niente macchina per il leader, nessuna spesa straordinaria, utilizzo esclusivo delle “risorse interne”. L’ex segretario della Cgil ha così dovuto lasciare la storica portavoce al sindacato e avvalersi dell’ufficio stampa del gruppo e del partito. Come tutti gli altri deputati, assicura al Fatto Misiani, “anche lui dovrà versare i 1.500 euro al partito” come ha sempre fatto Bersani. Il tesoriere non sa ancora se il neo-segretario abbia regolato la sua posizione, ma non ha dubbi “che lo farà”. 
IL PROBLEMA è che su Epifani, in Cgil si dice che sia costoso. Come tanti, del tutto legittimamente, non ha problemi, ad esempio, a sommare alla cospicua indennità parlamentare – 13.191 euro e rotti al mese – ai 5.037,38 euro lordi di pensione Inps frutto, come tiene a specificare lui stesso, “di 42 anni di contributi”. A questi, in realtà, aggiunge 428,34 euro mensili di pensione integrativa sottoscritta dalla stessa Cgil. Non c’è nulla di illecito. “Vuol dire che pagherà più tasse”, dicono i suoi collaboratori. Vantare un reddito così elevato è solo una questione di opportunità. Ad esempio potrebbe rendere più difficile proporre una legge per vietare il cumulo di redditi per chi svolge incarichi pubblici: un calcolo approssimativo parla di circa 2 miliardi di euro risparmiabili immediatamente.
Resta che l’ex segretario Cgil costa. La sua pensione, circa 3.200-3.400 euro netti, è un bel po’ più alta della media dei“colleghi”. Sul sito di Open-Polis, che pubblica i redditi dei parlamentari che lo consentono, ci sono le dichiarazioni di altri dirigenti sindacali, come Paolo Nerozzi e Achille Passoni. Le loro pensioni oscillano tra i 2.200 e i 2.600 euro netti. Il predecessore di Epifani, Sergio Cofferati, oggi europarlamentare – e dunque obbligato a presentare i redditi a Bruxelles – dichiara una pensione inferiore ai 2.400 euro netti al mese. Circa mille in meno del segretario Pd.
IL SEGRETO di Epifani sta in un momento della sua segreteria, il 2004, quando furono cambiati i parametri di riferimento degli stipendi dei dirigenti Cgil. La tabella salariale del sindacato di Corso Italia è complicata, i livelli dirigenziali sono 18 e vanno dal segretario generale (AS) al funzionario di prima nomina (E). Ognuno ha un parametro di riferimento su cui vengono calcolate la paga di livello e l’indennità di mandato. Nel 2004 Epifani aveva un parametro 279,73, una paga base, lorda, di 2.926 euro e un’indennità di 1.473 euro. Totale, 4.399 euro lordi al mese. L’anno successivo, però, ottiene uno scatto da favola, il 18 per cento: il parametro passa a 330 e la paga complessiva a 5.183,69. Lo scatto, circa 800 euro mensili in un solo anno, permette di ottenere sostanziosi aumenti negli ultimi anni lavorativi decisivi per chi, ai fini pensionistici, può ancora avvalersi del sistema retributivo. La pensione è infatti commisurata alla media degli ultimi dieci stipendi annuali. I dirigenti della segreteria confederale, al contrario, hanno soltanto uno scatto del 6 per cento, quelli mediani del 4,3. Da quel rinnovo in poi, però, dalle tabelle retributive di Corso Italia scompare il rigo AS, quello che riguarda il segretario generale. Sul cui stipendio non esistono quindi dati consultabili. Quello attuale di Susanna Camusso, a detta dei suoi collaboratori, è di circa 3000 euro netti. Più basso della pensione percepita da Epifani. I costi del segretario Pd, però, non si fermano qui. Quando ha lasciato la segreteria a Susanna Camusso, per lui è stata allestita l’Associazione Bruno Trentin, per un costo di circa 500 mila euro l’anno, dotata di segreteria, una portavoce, due autisti alle dipendenze del presidente e un’indennità per il medesimo. Questo è avvenuto però in un anno in cui la Cgil ha dovuto ridurre di 96.000 euro la voce “Studi, ricerche e formazione”: dai 2 milioni 746 mila del 2010 ai 2 milioni 649 mila del 2011. Segno che il costo aggiuntivo della nuova associazione si è scaricato sul resto delle attività e nonostante il sindacato abbia storicamente collocato i segretari generali uscenti alla Fondazione Di Vittorio.
LA NUOVA STRUTTURA, lo scorso 4 giugno, ha annunciato la propria fusione con gli altri istituti di ricerca della Cgil, Ires e Isf, per dare vita “a un unico centro di iniziativa sindacale, sociale e politica, di ricerca e di formazione”. Nei due anni alla guida dell’Associazione, Epifani ha continuato a percepire un’indennità di mandato pur essendo andato in pensione dal gennaio 2011. Dalle tabelle retributive al 2010 si tratta di 3966,10 lordi mensili, circa 2 mila euro netti. Ecco perché al Pd continuano a fare i conti.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/06/2013.



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